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10/05/09
Domenica, 10 maggio 2009
Cari tutti,
di due cose mi preme parlare.
1) Riguardo all’ultimo post di Pietro Bono relativo alla pagina sul blog della d.ssa DiMarzio io rimango un po’ sconcertata.
Forse sono troppo naif ma ho sempre pensato che per correttezza laddove l’offesa, la calunnia, sia stata pubblica, ci sia una richiesta di scuse pubblica.
Nel caso della dott.sa Tinelli non sono pervenute scuse alcune.
Passi, alle volte l’orgoglio è troppo grande per permetterci di fare ciò che è giusto ed onorevole.
… Dunque la DiMarzio ha fatto ciò che chiunque farebbe: porto le prove che quello che è stato detto contro di me è falso. Cosa c’è di strano? Cosa c’è di male? Lo si insegna anche ai bambini!
… Ma così la d.ssa Tinelli è esposta alle critiche e via dicendo!
… Beh, perché la DiMarzio non la è stata? Perché ci sono figli e figliastri?
Forse “la Legge è uguale per tutti” ma il diritto alla difesa dell’onore no?
Pare che sia così visto che la d.ssa DiMarzio è stata diffidata (senza basi legali per farlo) dal riportare la seguente frase:
"...Con riferimento alla richiesta da Lei inoltrata in ordine alle presunte dichiarazioni da me rilasciate alla Dott.ssa T., a seguito di richiesta di chiarimenti effettuata dall'ordine della Puglia a quest'ultima, posso precisare che la frase incriminata è stata completamente estrapolata - con conseguente travisamento del significato suo proprio - dal contesto in cui era stata pronunziata [...] Certi di aver chiarito l'equivoco si porgono distinti saluti [...]".
Un evviva per l’onore.
2) Riguardo all’ultimo post di Klee.
Ho provato sulla mia pelle cosa si sente ad essere definiti dei "plagiati" dalla propria madre quando ancora ero un’adolescente.
Accadeva ogni qualvolta esprimevo idee a lei incomprensibili (ma che nemmeno cercava di comprendere con ascolto e domande).
Accadeva quando frequentavo persone (di parrocchia, si badi bene!) che a lei non andavano a genio perché preferivo la loro compagnia a quella dei miei familiari o ancora perché mi spronavano ad avere iniziative personali (sic!).
La urtavano tanto da rivolgermi un’accusa così pesante - per fortuna spero solo tra le pareti domestiche.
Non oso immaginare cosa si provi a sentirselo dire in TV, a volto scoperto o peggio ancora nascosto (come fu nelle varie trasmissioni di accusa ad Arkeon).
Non oso immaginare cosa significhi sentirselo dire da un coniuge con cui hai condiviso (?) tanta parte della tua vita…
Ciò che generava era una ferita profondissima che mette una distanza enorme data dalla sensazione che forse non ti abbiano mai vista/conosciuta (che Klee ha citato nel caso Berlusconi-Lario come “ma allora tu cosa hai scelto come moglie?”).
Poi seguiva una banale accusa: ma se io sono plagiabile come dici, tu genitore non hai fatto, né stai facendo, un gran buon lavoro! Perché invece non parli con me, capisci dove l’ingranaggio non funziona e senza accusare o giudicare mi aiuti a comprendere la realtà dei fatti (come immagino che un genitore abbia il dovere di fare)?
Nel mio caso, grazie al Cielo, l'innocenza di mia madre la portava a svelare inconsciamente la vera origine della sua accusa dal momento che una volta ero di carattere forte ed impositivo ed un'altra ero plagiabile e debole a seconda che la situazione fosse per lei più o meno accettabile.
Questo ho compreso nel tempo (perché per lenire e superare il dolore l’unica via che ho trovato è stata cercare di comprendere le radici delle azioni): mia madre aveva solo tanta paura di ciò che usciva dal suo controllo. Avrebbe voluto che io rimanessi “gestibile”, nel range delle esperienze che lei aveva fatto e che le davano sicurezza, nei limiti della famiglia. Invece mi aprivo agli esterni, a persone, idee e modalità differenti da quelli a lei noti e questo portava tanto, troppo spavento.
“(...) La paura dell’altro, di colui che viene percepito come diverso e in quanto diverso emarginato se non odiato, è in realtà paura di sè, della propria incertezza e del proprio caos interiore.” (Comment by armando — May 5, 2009 @ 6:17 pm )
Le voglio un bene enorme nonostante tutto quello che è stato perché è il suo limite. Non c’è stata cattiva fede, nel suo caso. C’è stata solo debolezza. Un ruggito di disperazione uscito in malo modo, se vogliamo. …Ma la mia unica difesa è stata aumentare la distanza anche fisicamente andandomene al più presto di casa.
L’obiettivo di quell’urlo per fortuna non è stato raggiunto.
Conosco molte donne che ancora ci provano con i loro figli. Spesso sono madri.
… Di cuore domando loro: ma una volta che avrete “riassorbito” i vostri figli che cosa vi resterà? Sarete più sicure? Vi sentirete placate? Io non credo!
Mio padre mi raccontò una volta che ci sono degli uccelli che uccidono i figli quando si accorgono che non sapranno mai uscire dal nido… Perché voi volete andare contro natura?
Lasciate volare ciò che avete messo al mondo: non sono vostri, sono di Dio, sono del Creato!
Comunque grazie a mia madre, perché credo che così mi abbia vaccinata contro le "sette".
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16/04/09
giovedì 16 Aprile 2009
Cari tutti,
non mi sono persa del tutto. Sto lasciando un po' di silenzio nel cuore per far fermare tutto quello che si è agitato in questo periodo (vedi il blog di fioridiarancio). Un po' come quando metti i piedi nel mare sabbioso e, muovendo giocoforza il fondale, non vedi più i pesciolini che guizzano da una parte all'altra.
Credo che il mio "animale totem" potrebbe, per la lentezza, essere la tartaruga o la lumaca... anche se chi mi ama dice il somaro! : -)
E' tutto molto veloce qui sul web. Tantissimi post e commenti ad un ritmo molto serrato. Non riesco a starvi dietro, vi chiedo scusa. Procederò con la mia solita lentezza e ci vediamo alla fine.
Intanto buona Pasqua.
O meglio: spero che la vostra Pasqua sia trascorsa bene.
Questa mattina dal blog citato di fioridiarancio sono saltata su quello di Pietro Bono.
La prima frase riportata dal web mi è piaciuta molto e mi ha messo ancora più silenzio nel cuore.
Leggendo un po' del materiale che ha messo a disposizione il mio pensiero è scivolato ad uno stralcio dell'ultimo discorso di J. Krishnamurti che ho appeso in casa ("Essere liberi da qualsiasi autorità, vostra o di qualcun'altro...").
Sono andata un po' sul web, alla ricerca di un suo sito "ufficiale" e con la mia flemma ed il mio poco tempo a disposizione ho trovato questo. Spero che sia proficuo per voi quanto lo è per me.
Altra cosa che il blog di Pietro Bono mi ha portato alla mente è stato il richiamo alle beatitudini (che cito a memoria per cui in maniera forse non precisa): "Beati i perseguitati per la causa della giustizia" e " Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e , mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia..."
Mi è venuto anche in mente quanto nell'Antico testamento sia più volte fatto richiamo al giudicare retto dei giudici. Giudicare "secondo giustizia" senza fare distinzioni e favoritismi per i "ricchi" contro i "poveri", a sfavore di chi non può tutelarsi perché in posizione svantaggiata. Spesso prego con il cuore perché chi giudica giudichi rettamente, "secondo giustizia" sapendo che, in ultima analisi c'è un Giudice nel Cielo che ascolta le preghiere di tutti ed al quale rimetto questa causa.
Ciò nondimeno c'è un detto popolare a me molto caro: aiutati che il Ciel ti aiuta. Lo interpreto come un "fai tutto ciò che è in tuo potere fare ed al resto ci pensa l'Altissimo". Mi dà fiducia nella sua Provvidenza.
Pietro e molti altri si sono sentiti chiamati a questo: mostrare la vicenda che ci è piovuta addosso rendendo testimonianza alla verità dei fatti (e delle ingiustizie) che hanno vissuto in prima persona. Io forse non ho questo coraggio.
O forse non è quanto richiesto a me.
Non mi tirerò indietro, in sede giudiziaria, qualora mi fosse richiesto di farlo.
Oggi mi limito a sostenervi nella preghiera ed a fare il mio: vivere in prima persona e far fruttare nella quotidianità - nonostante tutti i miei limiti - quei principi di rispetto, accoglienza, libertà di pensiero e profondo ascolto di sé, degli eventi e delle relazioni, che ho vissuto e che vivo.
Anche con i miei genitori il modo migliore che sento di avere per onorarli è essere al meglio ciò che sono, percorrere onestamente la mia strada... perché al di là delle differenze di pensiero, della distanza, delle paure, quando saprò lasciarmi vedere dal loro amore e riusciranno a vederemi con lo sguardo di Dio, possano essere fieri della figlia che hanno messo al mondo. Già oggi qualcosa si muove in questa direzione.
Lo stesso faccio per tutto quello che mi è stato donato con questo percorso di crescita: lo reinvesto nel futuro.
L'acqua scorre sotto la roccia, nelle zone carsiche, e riaffiora a tempo debito anche se magari a chilometri di distanza. Chi lo sa.
Coraggio, Pietro Bono.
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