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11/10/09

domenica, 11 ottobre 2009
Cari tutti, è veramente tanto tempo che tengo chiusa ai vostri occhi la porta dei miei pensieri. Sono stati mesi impegnativi quelli passati dall’ultimo post. Dapprima è mancato il tempo per ascoltare il mio cuore. Troppo pressanti le richieste del quotidiano. Poi una breve vacanza molto rigenerante nel corpo e nello spirito. E di nuovo un tuffo nella routine frenetica con di fondo l’esigenza di non tornare a chiudere questo dialogo. Sono molto soddisfatta di quello che ho fatto in questo tempo. Aiutare i bambini a comprendere, a coltivare lo spirito civico, il rispetto per l’ambiente che ci circonda, per le persone e per le cose che vengono loro offerte è forse una delle fortune più grandi che mi siano capitate. E’ anche una responsabilità notevole perché richiede ascolto di sé e degli altri. Non solo delle parole, ma dei movimenti del cuore, dei ricordi di quando ero bambina anche io. Di cosa ho provato e di cosa provo. Mi richiede di mettermi nei panni di chi è molto diverso da me, tanto diverso che mi fa paura. Tutto questo per fare da “ufficio informazioni” in maniera un po’ più utile: “Sì, guarda, questa strada porta di là. Mi ricordo bene, ci sono stata anche io”. Quando però quando guardo il “mondo adulto” che li nutre, come vi viene esercitato il senso di giustizia che è inscritto nel cuore di ognuno di noi, mi corre un brivido per la schiena e veramente auguro a questi germogli di non bruciarsi alle gelate improvvise di cinismo e cattiveria, ma di riuscire a sbocciare a tempo debito spandendo un sano profumo di onestà. E’ pensando a questi giovani che sento ancor più grande rispetto ed enorme gratitudine per tutti quei Giudici che onorano la Legge, la ritengono “uguale per tutti” e giudicano secondo la Verità dei fatti e non tutelando semplicemente il tornaconto di qualcuno di “utile” o “potente”. Che stimo i Medici che difendono la Vita e non gli interessi economici di questo o di quello. Che stimo i Giornalisti che scavano nell’apparenza degli “spot pubblicitari” di questa o quella parte ricercando la realtà dei fatti e mettendo in evidenza le contraddizioni. Stimo i Comici e tutti i comuni cittadini che fanno -nonostante tutte le difficoltà- satira politica perché è lo strumento che “svela il senso, o il nonsenso, morale delle scelte politiche” (“L’elefante invisibile”, Giuseppe Mantovani, 1998 Giunti Ed., pag.40) Li rispetto perché oltre ad agire con rettitudine per onorare la propria coscienza, sono un esempio… ed un cattivo esempio può cancellare in un istante milioni di buone parole. E’ importante che ce ne siano di buoni. Sono merce rara e preziosa. Sono come quei rituali che non siamo in grado di rispettare ma verso cui tendiamo, quelle stelle polari che ci indicano la direzione. Ecco ciò che penso: l’imprenditore che si fa solo i fatti suoi, che arricchisce senza chiedere scusa quando calpesta gli altri, il mafioso che comanda, che usa la sua tanta furbizia solo a suo tornaconto e contro il bene di tanti altri, è “un cretino”. Si perde il senso dell’essere Umano. Disperde quell’informazione che conserva la specie Uomo da secoli e, diffondendo il suo stile di vita, la spinge verso la progressiva estinzione. Come un virus che si nutre dell’organismo che lo ospita ma quando ne ha sterminato la specie, ha alte probabilità di morire con lui. Prestiamo attenzione a cosa per noi è veramente importante, ai valori che trasmettono le storie “epiche” che raccontano molti dei telefilm di oggi… Sono ben lontani dal coraggio e dalla generosità di Robin Hood, D’Artagnan, Ivanhoe, Pulzella d’Orleans, Sandokan e compagnia bella! Per proteggere le nostre piccolezze dallo sguardo altrui, rischiamo di non chiamarle più con il loro nome e di abilitarle a valori per non far brutta figura. E’ questo è l’insegnamento di cui stiamo -nei fatti- nutrendo i nostri giovani! …E vista la qualità dell’alimento chissà come ci tratteranno quando saremo vecchi… “La contraddizione tra il rituale e la vita di ogni giorno conferisce tensione all’esperienza quotidiana, che è dilaniata tra i due poli di ciò che le persone pensano che si dovrebbe fare e di ciò che esse riescono effettivamente a fare nelle concrete situazioni della vita. Una cattiva coscienza, sembra dire il rituale, è meglio che nessuna coscienza”. (“L’elefante invisibile”, Giuseppe Mantovani, 1998 Giunti Ed., pag.36)

10/05/09

Domenica, 10 maggio 2009
Cari tutti, di due cose mi preme parlare. 1) Riguardo all’ultimo post di Pietro Bono relativo alla pagina sul blog della d.ssa DiMarzio io rimango un po’ sconcertata. Forse sono troppo naif ma ho sempre pensato che per correttezza laddove l’offesa, la calunnia, sia stata pubblica, ci sia una richiesta di scuse pubblica. Nel caso della dott.sa Tinelli non sono pervenute scuse alcune. Passi, alle volte l’orgoglio è troppo grande per permetterci di fare ciò che è giusto ed onorevole. … Dunque la DiMarzio ha fatto ciò che chiunque farebbe: porto le prove che quello che è stato detto contro di me è falso. Cosa c’è di strano? Cosa c’è di male? Lo si insegna anche ai bambini! … Ma così la d.ssa Tinelli è esposta alle critiche e via dicendo! … Beh, perché la DiMarzio non la è stata? Perché ci sono figli e figliastri? Forse “la Legge è uguale per tutti” ma il diritto alla difesa dell’onore no? Pare che sia così visto che la d.ssa DiMarzio è stata diffidata (senza basi legali per farlo) dal riportare la seguente frase: "...Con riferimento alla richiesta da Lei inoltrata in ordine alle presunte dichiarazioni da me rilasciate alla Dott.ssa T., a seguito di richiesta di chiarimenti effettuata dall'ordine della Puglia a quest'ultima, posso precisare che la frase incriminata è stata completamente estrapolata - con conseguente travisamento del significato suo proprio - dal contesto in cui era stata pronunziata [...] Certi di aver chiarito l'equivoco si porgono distinti saluti [...]". Un evviva per l’onore. 2) Riguardo all’ultimo post di Klee. Ho provato sulla mia pelle cosa si sente ad essere definiti dei "plagiati" dalla propria madre quando ancora ero un’adolescente. Accadeva ogni qualvolta esprimevo idee a lei incomprensibili (ma che nemmeno cercava di comprendere con ascolto e domande).
Accadeva quando frequentavo persone (di parrocchia, si badi bene!) che a lei non andavano a genio perché preferivo la loro compagnia a quella dei miei familiari o ancora perché mi spronavano ad avere iniziative personali (sic!). La urtavano tanto da rivolgermi un’accusa così pesante - per fortuna spero solo tra le pareti domestiche. Non oso immaginare cosa si provi a sentirselo dire in TV, a volto scoperto o peggio ancora nascosto (come fu nelle varie trasmissioni di accusa ad Arkeon). Non oso immaginare cosa significhi sentirselo dire da un coniuge con cui hai condiviso (?) tanta parte della tua vita… Ciò che generava era una ferita profondissima che mette una distanza enorme data dalla sensazione che forse non ti abbiano mai vista/conosciuta (che Klee ha citato nel caso Berlusconi-Lario come “ma allora tu cosa hai scelto come moglie?”). Poi seguiva una banale accusa: ma se io sono plagiabile come dici, tu genitore non hai fatto, né stai facendo, un gran buon lavoro! Perché invece non parli con me, capisci dove l’ingranaggio non funziona e senza accusare o giudicare mi aiuti a comprendere la realtà dei fatti (come immagino che un genitore abbia il dovere di fare)? Nel mio caso, grazie al Cielo, l'innocenza di mia madre la portava a svelare inconsciamente la vera origine della sua accusa dal momento che una volta ero di carattere forte ed impositivo ed un'altra ero plagiabile e debole a seconda che la situazione fosse per lei più o meno accettabile. Questo ho compreso nel tempo (perché per lenire e superare il dolore l’unica via che ho trovato è stata cercare di comprendere le radici delle azioni): mia madre aveva solo tanta paura di ciò che usciva dal suo controllo. Avrebbe voluto che io rimanessi “gestibile”, nel range delle esperienze che lei aveva fatto e che le davano sicurezza, nei limiti della famiglia. Invece mi aprivo agli esterni, a persone, idee e modalità differenti da quelli a lei noti e questo portava tanto, troppo spavento. “(...) La paura dell’altro, di colui che viene percepito come diverso e in quanto diverso emarginato se non odiato, è in realtà paura di sè, della propria incertezza e del proprio caos interiore.” (Comment by armando — May 5, 2009 @ 6:17 pm ) Le voglio un bene enorme nonostante tutto quello che è stato perché è il suo limite. Non c’è stata cattiva fede, nel suo caso. C’è stata solo debolezza. Un ruggito di disperazione uscito in malo modo, se vogliamo. …Ma la mia unica difesa è stata aumentare la distanza anche fisicamente andandomene al più presto di casa. L’obiettivo di quell’urlo per fortuna non è stato raggiunto. Conosco molte donne che ancora ci provano con i loro figli. Spesso sono madri. … Di cuore domando loro: ma una volta che avrete “riassorbito” i vostri figli che cosa vi resterà? Sarete più sicure? Vi sentirete placate? Io non credo! Mio padre mi raccontò una volta che ci sono degli uccelli che uccidono i figli quando si accorgono che non sapranno mai uscire dal nido… Perché voi volete andare contro natura? Lasciate volare ciò che avete messo al mondo: non sono vostri, sono di Dio, sono del Creato!
Comunque grazie a mia madre, perché credo che così mi abbia vaccinata contro le "sette".

26/04/09

Domenica, 26 Aprile 2009
Cari tutti,
questa sera ho curiosato un po' su un altro blog: quello della dottoressa Raffaella Di Marzio.
Riporto (come ho già fatto in altre occasioni) i commenti che Le ho lasciato ad un suo post nel quale riportava la verità di fatti che La riguardano.
"Io vengo da una famiglia dove mentire è uno stile di vita insegnato ai figli come unico possibile. Grazie a Dio mio padre conosce comunque bene la distinzione tra ciò che è vero e ciò che non lo è anche se ritiene indispensabile nella vita usare la seconda versione delle cose. Per mia madre purtroppo la distinzione è un po’ più confusa e come per tanti (nel suo caso garantisco la buona fede) il confine tra il reale ed desiderato diventa molto labile. Con ciò che ne consegue. Ovviamente hanno generato una figlia (la sottoscritta) che è negata per la menzogna. Mi si legge in fronte se non ho detto proprio tutto quello che bolle in pentola. Il deterrente definitivo venne alle medie: in un compito in classe provai a copiare come i miei compagni ma, siccome sentivo che questa cosa non era buona, dopo poco cercai di mettere il foglio che mi ero preparata sotto il banco in modo da non usarlo più. Essendo maldestra mi vide la prof. che mi usò – forse- come monito per tutti dandomi una sonora lezione (mi tenne bassi i voti per tutto l’anno e mi fece sentire tutta la sua disistima… e pesava parecchio). Insomma, forse questo, forse che non mi sento in pace, ma non so tenere nascosto qualcosa di importante nelle relazioni (chi mi conosce è avvisato). Di conforto in questa mia forma mi fu il lavoro in Arkéon. Ricordo come se fosse oggi quando Vito Carlo Moccia mi disse una cosa che spero di non scordare mai: non lasciare nulla di non detto, di segreto, tra te e tuo marito (ma questo vale anche con tutti quelli che si amano) perché poi quello che è un granellino cresce a dismisura e mette distanza tra voi. Nulla di nuovo rispetto a “la verità vi renderà liberi”. Ma visto lo stampo familiare mi ha fatto un gran caldo al cuore. I bambini a tal proposito sono degli ottimi “falla-detector”: nella mia esperienza se fra due c’è qualsiasi cosa di non detto, sentono “a fiuto” che quello è il possibile varco di minor resistenza per ottenere quello che cercano, e ci entrano a pié pari con la loro innocenza. Sempre parlando di loro mi viene in mente un’immagine che mi fa tenerezza: un Pinocchio con le gambette cortissime che si affanna a correre brandendo un naso lunghissimo. Ai bambini, infatti, si insegnano due detti: “le bugie hanno il naso lungo” e “le bugie hanno le gambe corte”. All’inizio mi risultava un po’ oscura l’origine di queste due espressioni. Poi, con il tempo ed un sorriso, man mano che le due immagini sono diventate plastiche ho compreso. Il naso lungo di Pinocchio faceva sì che lo si scoprisse subito: lo si vede da lontano che ha mentito! Proprio come capita a me. Allo stesso modo le gambe corte faticano a portare lontano. Chi ha le gambe corte giocando a tocco fulmine o a nascondino viene preso subito. Proprio come è capitato nel caso che Lei ha citato. :-) ... per essere più seri di quanto fatto finora, riporto un racconto letto non so dove e scritto da non so chi, che in sostanza parla di questa signora che è pettegola e sparla di tutto e di tutti e va a confessarsi ogni volta riportando al sacerdote questo suo peccato. Il saggio confessore un giorno, dopo averla assolta, le dà il compito di prendere una gallina e spennarla mentre si incammina da un posto all'altro e poi di tornare da lui una volta eseguito il compito. La donna ovviamente si ripresenta dal sacerdote il quale le dà la seconda parte del compito: ora deve ripercorrere la strada a ritroso raccogliendo tutte le piume che ha seminato per strada. L'anziana signora, ovviamente, rimane interdetta e fa le sue rimostranze al sacerdote: «Eh, ma non è possibile! il vento le ha già sparse tutte, chissà dove le ha portate!»
Bingo! Il prelato ha raggiunto il suo scopo: le piume che lei ha lasciato sono come le sue maldicenze. Una volta sparse, anche se lei volesse porre rimedio, chissà fin dove sono arrivate. Meglio frenare prima la lingua. Magari chiedendo aiuto a Dio.
Purtroppo la realtà è che menzogne come quella che Lei riporta o come quelle che apparvero sui quotidiani all'inizio della vicenda Arkéon (ed in chissà quanti altri casi) temo siano state sparse appositamente perché, anche quando sia stata accertata la verità delle cose, ci sia sempre un posticino in cui quella piuma è volata e non potrà essere raccolta..."
Buona notte.