29/05/09

Venerdì 29 Maggio 2009
Cari tutti, è un po’ di tempo che ascolto quanto mi uscì di getto ormai quasi due mesi fa. “Mie care sorelle, mie amate compagne di viaggio. Ragazze, giovani donne. Mia stessa carne. Che dolore mi lacera la pancia ed il cuore questa sera… Ho visto dei vostri filmati, ho sentito delle vostre preghiere ed il dolore è immane. Voi tutte che invocate la dea Ana o la dea Mia come salvatrici che, uniche, amano la vostra vita e che uniche voi amate… vi prego, fermatevi. Vi offrite ed amate chi in realtà vi distrugge. Chi vuole la vostra morte. Quelle dee in realtà sono demonio che si nutre di voi e vi getta via quando non gli servite più. Vi sottrae non vi dona libertà. Voi siete perle preziose per cui dare la vita, non alla quale chiedere e togliere la vita. Quell’armonia e quella leggerezza cui anelate è racchiusa nella vostra anima: è la bellezza dei vostri cuori. Chi vi vuole morte lo sa e la teme, per questo vi spinge ad inseguire una falsa ombra. Per questo vi nasconde la vostra bellezza: gli fa paura! Io non so come siete arrivate a questo punto. Non conosco le vostre storie. Non ho vissuto il vostro dolore. Forse l’ho sfiorato da lontano quando mi sono sentita un peso di cui dover sgravare gli altri. Non l’ho scelto come voi. Non ho rifiutato di ingerire il cibo né l’ho mai rimesso a forza. Il mio corpo l’ha fatto per me non tollerando più niente o quasi. L’amore di chi ho vicino, il vedere il suo dolore per il mio spegnermi mi ha riportata indietro. Grazie a Dio ho sentito e visto il suo dolore e mi ha risvegliato. Come quel tale che è sceso nell’Ade per riprendere il suo amore. Grazie a Dio non mi sono voltata indietro ed ho rivisto la luce del sole. C’è un Amore che piange per voi, per la vostra dipartita. Per la vostra sofferenza. Anche il mio cuore di donna, di compagna di viaggio, di sorella, piange per voi da questa sera… Vi voglio bene e prego per voi. Qualunque sia la vostra scelta. (Aprile 2009)” Non lo pubblicai, ma lo lasciai in sospeso perché non riuscivo a capire da dove venisse il mio essere così tanto sconvolta dall’aver visto e sentito l’audio del blog di alcune ragazze che adorano la “dea Ana” (=anoressia) o la “dea Mia” (=bulimia). Cos’ho capito? Mah, …forse poco. C’è una parte di solidarietà con tutto il femminile che mi fa pregare e sospirare nella speranza che possiamo guardarci allo specchio ed amarci e perdonarci e riconoscere la preziosità che è racchiusa in ogni vita e quindi anche nella nostra. Quella pace e fiducia in sé che poi ci permette di specchiarci le une negli occhi delle altre tendendoci la mano senza tenere con l’altra il coltello nascosto dietro la schiena. Mi rendo conto che spesso le rivalità sono tante ma sono per lo più frutto di paura o fraintendimenti. Anche io ne ho parecchie e fatico assai ad incontrare a cuore aperto le mie simili e quindi me stessa. E’ sempre la difficoltà di sospendere il giudizio, di non mettere prima di ogni cosa le mie esperienze pregresse o forse il conoscere quali sono state per riconoscerle quando sbucano fuori all’improvviso e poter scegliere di non replicarle (almeno provarci). C’è anche la grandissima difficoltà del vedere che l’altro mi cerca perché mi trova “una bella persona” ed ha piacere di aprirmi il suo cuore… Di fondo c’è sempre che siamo parti di un unico organismo e non credo che potremo essere in pace con noi se non lo siamo con i nostri simili e viceversa. Per cui nel cuore la mia preghiera è per “il cerchio delle donne”. Di tutte. Ovviamente c’è di più. Penso a quella “fede” nella quale sono cresciuta io. Non dico che sia quella cattolica “doc”, ma l’ho trovata spesso anche negli altri. Un giorno il vice parroco della chiesa che frequento disse che, insomma, non c’era nulla di male nel desiderare di morire presto per raggiungere Dio… peccato che non riesca nemmeno a guardare in faccia i suoi parrocchiani! E’ più o meno questa “versione” a cui alludo. Io ricordo di quando da ragazza non vedevo l’ora di morire ed ero tutta proiettata verso l’aldilà sfuggendo la vita “di qua”. Chi mi ha conosciuta non poteva non sentire quanto stessi costruendomi una “morte giovane”. Santa Maria Goretti ed altre anime candide trapassate in tenera età immolando la loro vita per Dio e per gli altri erano il modello al quale mi ispiravo. Non che oggi non ci siano delle ricadute legate per lo più a “nodi” della mia vita che non ho mai visto né sciolto e che ogni tanto (per fortuna) vengono al pettine… …E’ che leggere quelle preghiere mi ha spaventata molto perché mi ricordavano le mie. Io ebbi la fortuna di trovarmi un rosario tra le mani e quindi tutto quel desiderio è andato verso il Cielo, verso una Madre Sacra che ho palpabilmente sentito vicina (e ne sento ancora la protezione) e che mi ha sostenuta con la sua preghiera ed accompagnata a passi lunghi verso la vita su questa terra che il Signore mi ha donato. Verso la costruzione.Il mio dolore per quelle ragazze è che inviano tutto questo loro grido di aiuto, di ricerca disperata di amore, di accettazione, verso un buco nero, verso il basso… che giocoforza le porta ancora più giù…

19/05/09

lunedì, 19 maggio 2009
Cari tutti,
mi è stato segnalato questo blog che con piacere metto a vostra disposizione.
Faccio questa scelta perché credo nella libertà di parola e di difesa, raccontando ciò che si è vissuto e si riconosce come vero in un modo semplice ed onesto: come quando si spazzolano i capelli e scorrendoli tutti si lascia che i nodi vengano al pettine.
Riporto qui di seguito il contenuto della pagina iniziale:
“Arkeon è una psicosetta i cui vertici sono stati condannati e incarcerati per truffa, associazione a delinquere e violenze”. Per chi non sappia cos’è stato Arkeon, questa è la verità su Arkeon. O quantomeno questa è la sola verità reperibile in rete, sulla stampa o dalla televisione. Tuttavia questa verità è falsa. E’ quella che si chiama una “verità mediatica”. Creata su una parola (psicosetta) che probabilmente non avevate mai sentito e che dovrebbe spiegare il significato di un’altra parola (Arkeon) che continuate a non conoscere, ma rispetto alla quale avete ormai una fondata diffidenza. Una parola (psicosetta) talmente forte da cancellare la verità giudiziaria, che a distanza di due anni non ha prodotto alcun arresto o condanna semplicemente perché ancora non si è deciso se debba esserci alcun processo. Talmente forte da spingere tutti i media a riportare supinamente notizie di cronaca locale mai verificate da nessuno.Talmente forte da aver impedito che alcuna voce contraria potesse essere udita. In effetti, una verità “virtuale”, se non per le molte persone colpevoli di aver partecipato a dei seminari di Arkeon e per questo sbattute in tv in prima serata, condannate da familiari ignari ma spaventati, isolati nelle scuole dei propri figli, minacciati con lettere anonime e taglio delle gomme, portate al collasso economico dagli avvocati e dalla perdita del lavoro. Di fronte a tutto ciò alcune voci in questi anni si sono levate a porre domande e a mostrare alcune contraddizioni. Voci di persone di Arkeon che non hanno inteso farsi intimidire e che hanno voluto raccontare il sostegno, la forza, il rispetto e la profondità sperimentate in questo percorso. Ma anche voci di studiosi ed esperti del mondo antisette, preoccupati da quella che è stata definita una vera e propria “caccia alle streghe”. E che ha fatto parlare di un “Caso Arkeon” in cui – come ha detto qualche osservatore terzo – “chi mette il dito muore”. Allora cos’è “il Caso Arkeon”? Un’incredibile quanto inconsistente caso mediatico-giudiziario scoppiato a metà del 2007 intorno ad un percorso di crescita individuale (Arkeon) nato in Italia nel corso degli anni ’90. Avviato dalle denunce di alcuni “ex”, che hanno portato all’oscuramento dei siti di Arkeon e all’apertura di indagini su 11 maestri di Arkeon, tra cui il fondatore. E al cui centro, accanto ad Arkeon, c’è il Cesap: una “discussa” associazione antisette di Bari che per prima ha raccolto tali denunce, che nella vicenda in questione ha agito come consulente del Tribunale di Bari e nello stesso tempo come pare lesa, e che ha l’onore di aver per prima introdotto in questa vicenda la parola chiave “psicosetta”. A questo punto è bene chiarire un aspetto: questo non è un sito promozionale di Arkeon, i cui seminari sono stati interrotti immediatamente dopo la notizia dell’avvio delle indagini. Né l’interesse di chi scrive è di promuoverne la riapertura. E nemmeno l’intento è di santificare il percorso Arkeon, sul quale sicuramente si possono muovere critiche anche importanti, come ha fatto in più occasioni per primo chi scrive. L’obiettivo è solo poter tornare a raccontare la verità su una storia paradossale, quanto lo sono state altre in Italia prima della nostra, a partire dal caso Tortora, al caso Dimitri, al caso Rignano, al caso Brescia solo per fare gli esempi più eclatanti. Ciò che accomuna queste vicende non è tanto “l’errore giudiziario o investigativo”, quanto il singolare concorso di incompetenze, psicosi e interessi particolari nell’inventare una realtà inesistente e nel determinare una vera e propria persecuzione. Vogliamo raccontare quanto è avvenuto e quanto ancora sta avvenendo e forse avverrà, per amore della verità, per gratitudine verso un’esperienza che abbiamo visto sanare molte vite ferite e per i nostri figli e chi verrà dopo, perchè non debbano continuare a fare i conti con simili follie. Nel merito, questo sito raccoglie una parte del tantissimo materiale che in questi anni è apparso sul web in relazione ad Arkeon, cercando di rendere pubbliche e accessibili quelle informazioni e quel dibattito fino ad oggi svoltosi tra addetti; informazioni che mostrano tutta l’assurdità di questa vicenda. Il sito crescerà un po’ alla volta, vi invitiamo a seguirlo. Buona lettura"
Un abbraccio e buona notte.
pulvis.

10/05/09

Domenica, 10 maggio 2009
Cari tutti, di due cose mi preme parlare. 1) Riguardo all’ultimo post di Pietro Bono relativo alla pagina sul blog della d.ssa DiMarzio io rimango un po’ sconcertata. Forse sono troppo naif ma ho sempre pensato che per correttezza laddove l’offesa, la calunnia, sia stata pubblica, ci sia una richiesta di scuse pubblica. Nel caso della dott.sa Tinelli non sono pervenute scuse alcune. Passi, alle volte l’orgoglio è troppo grande per permetterci di fare ciò che è giusto ed onorevole. … Dunque la DiMarzio ha fatto ciò che chiunque farebbe: porto le prove che quello che è stato detto contro di me è falso. Cosa c’è di strano? Cosa c’è di male? Lo si insegna anche ai bambini! … Ma così la d.ssa Tinelli è esposta alle critiche e via dicendo! … Beh, perché la DiMarzio non la è stata? Perché ci sono figli e figliastri? Forse “la Legge è uguale per tutti” ma il diritto alla difesa dell’onore no? Pare che sia così visto che la d.ssa DiMarzio è stata diffidata (senza basi legali per farlo) dal riportare la seguente frase: "...Con riferimento alla richiesta da Lei inoltrata in ordine alle presunte dichiarazioni da me rilasciate alla Dott.ssa T., a seguito di richiesta di chiarimenti effettuata dall'ordine della Puglia a quest'ultima, posso precisare che la frase incriminata è stata completamente estrapolata - con conseguente travisamento del significato suo proprio - dal contesto in cui era stata pronunziata [...] Certi di aver chiarito l'equivoco si porgono distinti saluti [...]". Un evviva per l’onore. 2) Riguardo all’ultimo post di Klee. Ho provato sulla mia pelle cosa si sente ad essere definiti dei "plagiati" dalla propria madre quando ancora ero un’adolescente. Accadeva ogni qualvolta esprimevo idee a lei incomprensibili (ma che nemmeno cercava di comprendere con ascolto e domande).
Accadeva quando frequentavo persone (di parrocchia, si badi bene!) che a lei non andavano a genio perché preferivo la loro compagnia a quella dei miei familiari o ancora perché mi spronavano ad avere iniziative personali (sic!). La urtavano tanto da rivolgermi un’accusa così pesante - per fortuna spero solo tra le pareti domestiche. Non oso immaginare cosa si provi a sentirselo dire in TV, a volto scoperto o peggio ancora nascosto (come fu nelle varie trasmissioni di accusa ad Arkeon). Non oso immaginare cosa significhi sentirselo dire da un coniuge con cui hai condiviso (?) tanta parte della tua vita… Ciò che generava era una ferita profondissima che mette una distanza enorme data dalla sensazione che forse non ti abbiano mai vista/conosciuta (che Klee ha citato nel caso Berlusconi-Lario come “ma allora tu cosa hai scelto come moglie?”). Poi seguiva una banale accusa: ma se io sono plagiabile come dici, tu genitore non hai fatto, né stai facendo, un gran buon lavoro! Perché invece non parli con me, capisci dove l’ingranaggio non funziona e senza accusare o giudicare mi aiuti a comprendere la realtà dei fatti (come immagino che un genitore abbia il dovere di fare)? Nel mio caso, grazie al Cielo, l'innocenza di mia madre la portava a svelare inconsciamente la vera origine della sua accusa dal momento che una volta ero di carattere forte ed impositivo ed un'altra ero plagiabile e debole a seconda che la situazione fosse per lei più o meno accettabile. Questo ho compreso nel tempo (perché per lenire e superare il dolore l’unica via che ho trovato è stata cercare di comprendere le radici delle azioni): mia madre aveva solo tanta paura di ciò che usciva dal suo controllo. Avrebbe voluto che io rimanessi “gestibile”, nel range delle esperienze che lei aveva fatto e che le davano sicurezza, nei limiti della famiglia. Invece mi aprivo agli esterni, a persone, idee e modalità differenti da quelli a lei noti e questo portava tanto, troppo spavento. “(...) La paura dell’altro, di colui che viene percepito come diverso e in quanto diverso emarginato se non odiato, è in realtà paura di sè, della propria incertezza e del proprio caos interiore.” (Comment by armando — May 5, 2009 @ 6:17 pm ) Le voglio un bene enorme nonostante tutto quello che è stato perché è il suo limite. Non c’è stata cattiva fede, nel suo caso. C’è stata solo debolezza. Un ruggito di disperazione uscito in malo modo, se vogliamo. …Ma la mia unica difesa è stata aumentare la distanza anche fisicamente andandomene al più presto di casa. L’obiettivo di quell’urlo per fortuna non è stato raggiunto. Conosco molte donne che ancora ci provano con i loro figli. Spesso sono madri. … Di cuore domando loro: ma una volta che avrete “riassorbito” i vostri figli che cosa vi resterà? Sarete più sicure? Vi sentirete placate? Io non credo! Mio padre mi raccontò una volta che ci sono degli uccelli che uccidono i figli quando si accorgono che non sapranno mai uscire dal nido… Perché voi volete andare contro natura? Lasciate volare ciò che avete messo al mondo: non sono vostri, sono di Dio, sono del Creato!
Comunque grazie a mia madre, perché credo che così mi abbia vaccinata contro le "sette".

09/05/09

10 maggio 2009
"Mia cara mamma,
mi sento più buono
se ad ogni mio errore
mi insegni il perdono.
Io ti ringrazio perché mi hai curata,
io ti ringrazio perché sono nata.
In ogni tuo sguardo
io imparo chi sono:
mia cara mamma,
sei proprio un bel dono!"
(Pulvis)
Un abbraccio grande a tutte le madri... ed a quelle che - come me - vorrebbero esserlo e forse un po' lo sono...