13/06/09

Sabato 13 Giugno 2009 S.Antonio da Padova

Cari tutti, questa settimana ho fatto un po’ di pulizia nelle mie carte “storiche”. Ho trovato questo raccontino che trascrissi quando ero ragazza (purtroppo senza segnare né autore, né fonte… sorry!): “Ad un contadino sfuggì un cavallo. La sera i vicini si riunirono per commiserarlo per ciò che era considerato una malasorte. Egli disse: «Può darsi». Il giorno dopo il cavallo ritornò, ma portando con sé sei cavalli selvaggi, ed i vicini arrivarono acclamando una simile buona sorte. Egli disse: «Può darsi». E poi, il giorno dopo, suo figlio cercò di sellare e di montare uno dei cavalli selvaggi, ma cadde e si ruppe una gamba. Ancora i vicini vennero ad offrire la loro partecipazione affettuosa per la malasorte. Egli disse: «Può darsi». Il giorno dopo, gli ufficiali incaricati della coscrizione vennero al villaggio per scegliere i giovani da mandare sotto le armi ma, a causa della gamba rotta, il figlio del contadino non venne preso. Quando i vicini vennero per esprimere quanto fortunatamente fossero andate le cose egli disse ancora: «Può darsi»”. E’ un po’ ripetitiva ma mi piace molto. E’ come a dire: “Non tutto il male vien per nuocere”. Speriamo bene :-) !

06/06/09

Sabato 06 Giugno 2009
Cari tutti, oggi leggevo l’ultimo post di Klee. Riporto qui di seguito il mio commento (per una volta breve, speriamo che non nevichi!): “Caro Klee, ti dirò di più: per me non "potremo" uscirne scavalcandoci l'un l'altra. Noi donne abbiamo delle risorse e voi uomini delle altre. Lo sperimento nella mia vita di coppia. L'unico modo per far procedere la barca è che ciascuno dei due generi metta a disposizione dell'altro il proprio talento e che cerchi di integrare (nel limite di ciò che è giusto e possibile) la ricchezza che l'altro porta. E' lo stesso discorso che vale all'interno delle famiglie, delle coppie, dei luoghi di lavoro, delle culture.” Ho visto anche io la puntata di ieri di “Otto e ½”.
Perché fare le domande se si sa già quale ed unica risposta si è disposti ad accogliere? A me ha colpito tanto che quella giornalista di AlJazeera non è stata ascoltata per nulla! La sua osservazione che il problema non è l’Islam ma la mancanza di democrazia è stata ripetutamente ignorata. E’ assolutamente vero che al tentativo di contrapporre uomini e donne lei ha risposto che è tutta la barca che affonda, non è la questione di chi si prende un sedile o l’altro…
Non conosco il Corano. Sto leggendo la Bibbia e non l’ho ancora finita: poi forse potrò passare al testo sacro delle altre culture. Ho però avuto la fortuna di lavorare (per poco, purtoroppo) in scuole composte da marocchini, egiziani, rumeni, cinesi, argentini ed italiani. E’ una ricchezza enorme anche dal punto di vista didattico. Certo che richiede più tempo per la preparazione delle attività educative, la richiesta di “aiuto” anche da parte dei genitori che parlano lingue a noi sconosciute, la fatica di sedersi nel banco con davanti l’alunno che sconsolato dice che non riuscirai mai ad emettere quel loro suono a te sconosciuto, di mettersi sempre in campo per conoscere e valorizzare le feste dei nostri “co-inquilini”... ma è esaltante ed arricchente a mio parere molto più che nelle scuole composte da soli italiani.
In fondo se vediamo l’Italia come un condominio forse è più facile: per prima cosa non è né mio né tuo ma di tutti quelli che ci abitano e che contribuiscono al suo mantenimento. C’è un regolamento scritto che tutti devono conoscere e rispettare. Ci sono degli usi consolidati tra gli inquilini più anziani ma non è detto che nulla debba cambiare con l’arrivo dei nuovi! Ci si conosce pian piano, alcune tradizioni si affiancano, si fondono, altre scompaiono. Se so cosa sono disposto ad accettare e cosa no è tutto più facile.
Alla fine è questa la questione portante: cosa è fondamentale per me? Se lo è realmente l’altro lo sente. Se ci credo sul serio l’altro lo rispetta (a meno che non mi voglia provocare… ma in questo caso comunque non mi può smuovere). Mi faceva ridere sentire mio padre che difendeva i crocifissi nelle scuole, lui che non crede in Gesù Cristo come Figlio di Dio. E’ ridicolo anche per me! E’ a ragione sentito come il pretesto che fa infuriare l’altro! Perché a Natale non posso far disegnare la Sacra Famiglia se ci sono bambini di altre culture? Se credo nel Natale come festa religiosa è giusto che io lo faccia restituendo al 25 Dicembre questo senso… che forse è più comprensibile ad un buddista, islamico, ebreo, induista e quant’altro di quanto non lo sia chiudere le scuole solo per i regali, babbo Natale e l’albero con le lucette. Posso però, quando c’è qualche festività importante della loro cultura, organizzare una lezione speciale per farla conoscere agli altri così come si fa per Halloween della cultura anglosassone durante le ore di inglese. Se mi conosco e conosco chi ho accanto ho meno motivi di temerlo.
“Le ombre ed i fantasmi della notte sono alberi e cespugli ancora in fiore…”
(“La canzone del sole”, L. Battisti)