06/11/09

Arkeon, le spese (o i guadagni) folli ed il CeSAP

venerdì.
Cari tutti, l’aspetto che proprio non mi va giù, è quello dei soldi spesi (rubati, secondo certi intervistati, alcuni dei quali si aspettano una restituzione delle somme pagate) in Arkeon. Faccio ancora riferimento alle dichiarazioni delle presunte “vittime” rilasciate nelle trasmissioni apparse in TV e linkate sul blog “Il caso Arkeon” nonché in svariati blog (in particolare, in questo caso, quello di Pietro Bono) e forum come quello del CeSAP. Facciamo un po’ di conti. Se eri ri-frequentante pagavi 110 € per ogni seminario di primo o secondo livello che fosse. Che tu venissi solo o presentando amici l’importo era lo stesso e la cosa - a me personalmente - ha dato la tranquillità di sapere che c’era l’onestà di non “comprare” partecipanti con uno sconto. I seminari di primo livello si tenevano il sabato e la domenica, gli altri il lunedì ed il martedì a seguire per cui uno - se voleva parteciparvi - doveva anche decidere di chiedere ferie. Ed ottenerle. Tutto era preceduto il venerdì sera da una presentazione gratuita durante la quale Vito Carlo Moccia (perché io solo i suoi seminari – lo ripeto – ho frequentato) raccontava un po’ di sé, dei suoi pensieri e delle sue riflessioni in quel dato momento della sua vita, e poi chiedeva a ciascuno di presentarsi: quelli “vecchi” erano invitati a raccontare come erano arrivati a questo “lavoro” e che esperienza ne avevano avuto; quelli “nuovi” a dire come ne erano arrivati a conoscenza e –se volevano- perché erano lì, cosa cercavano. Dico “li invitava” perché c’erano tante variazioni sul tema quante le persone sedute in cerchio ed io stessa, più di una volta, ho parlato di quello che mi frullava per la testa in quel momento più che della mia esperienza (alla faccia del guru che manipola le menti ed impone il suo volere!). Una volta addirittura (era un periodo per me un po’ critico e piangevo ogni due per tre) scoppiai in lacrime disperata ed, il giorno dopo, di quei poveri sfortunati che si erano affacciati alla presentazione non ne vidi nemmeno l’ombra! …Ovviamente nessuno mi disse mai “Bé” per la scenata della sera prima e credo che anche oggi, leggendo queste righe, mi direbbero che sono una sciocca a pensare così: non sono venuti perché non volevano venire, punto e basta. E concordo con loro. Comunque. Finito il giro di condivisioni Vito diceva gli orari ed i costi del seminario per quelli che il giorno dopo avessero voluto prendervi parte. Ora mi si deve spiegare bene cosa c’è di coercitivo in tutto questo. Come è possibile che uno che abbia seguito i seminari di Vito (o di maestri che si siano comportati con la stessa correttezza) possa affermare di non aver saputo dei costi o di essere stato costretto a frequentare i seminari pagando al di sopra delle proprie risorse finanziarie? (In effetti, a ben pensarci, i testimoni delle trasmissioni non hanno mai detto di aver partecipato ai seminari condotti da Vito Carlo Moccia… ma poi è a lui che vengono attribuiti tutti i reati a basarsi solo sulle parole dei vari giornalisti… gli saranno stati imputati davvero se non li ha commessi? O è un modo scaltro di usare il non detto facendo in modo che l’altro inferisca ciò che voglio senza che io abbia dovuto espormi mentendo? …Un po’ come le immagini della donna che accarezzava l’uomo mentre la Tinelli parlava del “bombardamento d’amore” tacendo però il fatto che quelli erano madre e figlio…) Dunque. Potevi scegliere la città per te più vicina entro alcune disponibili. Ne conoscevi le date e gli indirizzi perché erano pubblicati in internet. Le porte erano aperte a tutti quelli che desideravano entrare o andar via, anche prima che fosse finito il seminario o arrivare a seminario avanzato. (A proposito, com’è che il dott. Schimera dichiara di non aver potuto infiltrare nessuno dei suoi uomini per raccogliere informazioni? Certo, venivi registrato con i tuoi dati ed un recapito, ma mi sembra il minimo! Peraltro senza mostrare documenti di identità… e comunque è un ostacolo aggirabile per qualcuno del mestiere). Ma non divaghiamo. Dicevo. Tu potevi scegliere ogni volta se frequentare solo il primo livello, solo il secondo o tutti e due. Ricordo che quando presi il primo livello (cioè la prima volta che frequentai un seminario di Arkéon) l’importo per le mie tasche era alto perché avevo appena cominciato a lavorare. Decisi allora di non pensare nemmeno lontanamente al secondo livello per un bel po’. Nessuno mi chiese mai nulla. Anche in seguito ho scelto più volte di partecipare solo al primo livello o solo al secondo. Lo stesso quando mi sposai. Ad un certo punto, per realizzare i nostri progetti di famiglia, decidemmo di diradare la frequenza (cosa che poi non fu necessaria giacché furono interrotti i seminari a causa della vicenda mediatica prima e giudiziaria poi). Intensivi da 1100 euro? Sì, ma per 5 giorni e vitto, alloggio e strumenti di cancelleria o quant’altro incluso! A me non sembra tanto in assoluto. La questione è se è tanto per il mio portafoglio, ma è per questo che ne ho seguiti tre in sei anni! Certo che se uno non sa gestire le sue spese, poi non se la deve prendere con gli altri! Nessuno controllava lo stato del suo conto corrente tranne – forse – lui stesso. Né si può dire che è plagiato per questo, altrimenti i negozi che spingono ad acquistare a credito elargendo prestiti per somme al 50% dello stipendio finirebbero tutti indagati come psico-sette! Vogliamo parlare seriamente di chi si è indebitato? Non escludo che avesse manie di grandezza e non vedesse né rispettasse i propri limiti. Probabilmente non aveva accanto a sé un coniuge che fosse di sostegno nella gestione economica familiare. E’ una realtà triste ma spesso vedo persone con le braghe a toppe perché non vogliono rinunciare ad uno stile di vita che non si possono permettere. Né hanno l’umiltà di chiedere ed ascoltare il parere di chi gli sta intorno. I famosi “no” che fanno crescere dovremmo anzitutto dirli a noi stessi. Ho ammirato molto la vicina di casa che ha insegnato questo a suo figlio con l’esempio: rinunciando ad un cappottino che le stava benissimo - ed al quale, tutto sommato, avrebbe potuto accedere senza un sacrificio troppo grande - perché non era necessario ed in questo momento è meglio risparmiare! Ma è così su tutto! E’ il buon senso: le uscite non devono superare le entrate. O almeno non per molto tempo e non se non ho delle riserve congrue da parte. Altrimenti o lavoro di più o spendo di meno. Se io intraprendo un percorso come Arkéon per conoscere più a fondo me stessa nel confronto con l’esperienza degli altri, per fare un pezzo del mio cammino che… sento che passa proprio di lì, ho anche la fiducia che quello che raccolgo in quel sentiero lo saprò usare e spendere bene anche lontano da lì. Anche senza frequentare tutti i seminari. Sto investendo su me stessa. Se poi voglio risparmiare ulteriormente mi porto il pranzo da casa, chiedo a qualche amico o parente di ospitarmi e se nessuno può o proprio non ci rientro con i soldi, ci rinuncio e vorrà dire che questo è ciò che è buono per me in questo momento. Sarà “il mio seminario”! Quante volte l’ho fatto! Tasche bucate, voglia di vivere al di sopra delle proprie possibilità, insicurezza profonda mascherata da ostentazione di ricchezza, io non lo so, ma di questo non credo si possa accusare né Arkéon in sé né il maestro che si comportasse come io ho visto comportarsi Vito. Semmai ci si faccia l’esame di coscienza. Io cambiali per Arkéon non ne ho mai pagate né ho mai aperto prestiti per questo, e di certo non ho mai navigato nell’oro né sono una contabile nata.

01/11/09

Arkeon, l’uso delle immagini ed il CeSAP.

domenica, 1 novembre 2009
Cari tutti, ho avuto modo, ultimamente di guardare con calma i video e – laddove ci sono - le sbobinature delle trasmissioni apparse in TV e linkate sul blog “Il caso Arkeon” . Alcune le considerazioni che mi sento di fare in proposito. Se si legge solo il testo già di per sé ci sono affermazioni della cui veridicità ed onestà dubito ma che sono state rese di grande impatto con un uso molto accurato delle strategie comunicative. I miei complimenti alla regia. Però c’è un detto: "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi". Come a dire che chi ha dubbie intenzioni può sì cucinare le informazioni come preferisce, ma non può impedire che la verità esca fuori dal contenitore nel quale l’hanno nascosta, perché il coperchio non c’è e chi vuole può metterci il naso e vedere. La domanda diventa piuttosto:
CHI vuole?
- Quando la persona di riferimento per molti (perché ideatore del “metodo”), Vito Carlo Moccia, è ripetutamente inquadrata associandone il volto, le fattezze e perfino l’andatura al nome non solo pronunciato ma ripetutamente scritto; - quando ne vengono rivelati dati sensibili come l’identità, la residenza, il titolo di studio, vengono mostrate foto della sua famiglia e via dicendo ad una settimana di distanza dall’inizio delle indagini sul suo conto PRIMA ancora che i reati ipotizzati vengano confermati con un rinvio a giudizio; - quando anche la stampa ripete a tamburo l’informazione di una setta “sgominata” accompagnandola con immagini di uomini incappucciati come nel Ku-Klux-Klan, di stelle a cinque punte o di riti satanici; - quando i visi di molti partecipanti ai seminari sono stati resi agilmente riconoscibili e sbattuti in prima serata come aderenti ad una pericolosa psico-setta sulla quale sta indagando la Polizia (o peggio “sgominata” dalla Polizia a detta di alcuni quotidiani); Quando tutto questo avviene, passa velocemente la voglia di mettere il naso da qualche parte (… si dice "colpirne uno per educarne cento"?). …No no! Me ne starò qui buono e caro nella speranza di non essere stato notato. Muoverò le acque il meno possibile cercando quasi di non respirare perché se no, sai che guai passo sul lavoro? …E la mia famiglia come va avanti senza lo stipendio? …Sì, ma io non ho fatto nulla di male! Non succedeva nulla di male in quei seminari, io lo so, c’ero! …Sì, ma chi mi crederà? Come glielo spiego io, quando la voce che accusa ha il nome di un “Centro Studi” sulle sette, ha dalla sua la Digos, la televisione, la stampa, le mamme tristi con la voce piangente, le “vittime”… che fanno tanto audience! A me, chi mi crederà? Chi mi ascolterà? Guarda già sul forum del “Centro Studi” come hanno maltrattato chi ha osato parlare bene della sua esperienza in Arkeon! …alla faccia del “Centro Studi”! Sono paure che ogni tanto ho anche io nel riguardo dei vicini, della mia comunità, del luogo di lavoro… dei miei parenti perfino! Poi mi dico che le persone mi conoscono, che non si lasceranno ingannare dalle menzogne… ma così spesso le persone non conoscono con il cuore nemmeno i propri familiari più stretti, che vuoi che stiano ad ascoltare cosa conoscono di me.
Il loro spirito critico resterà a dormire sul divano tenendo il telecomando in mano.
Si fideranno della TV come fanno tanti. Nel merito dei video, le immagini parlano moltissimo. E’ cosa abbastanza nota che – per esempio - le parole “hai ragione” contengono un messaggio che può essere completamente stravolto da uno che scuote le mani giunte come a dire: “Ma dove? Ma quando mai?”. Lo si vede costantemente fare nei dibattiti politici. Osservare come nei servizi sono state usate le luci, le coperture dei volti, gli spazi ampi o ristretti ed affollati di carte, l’oscuramento dei volti e dei nomi o il loro non oscuramento… persino le musiche, le pause e l’intonazione è… illuminante. Mi fa passare anche la rabbia per quelle che io riconosco come falsità montate ad arte. Mi passa la rabbia e mi viene da ridere come quando vedi un mostro e passato lo spavento iniziale lo osservi bene e ne vedi la bruttezza ridicola alla luce del sole… ed allora ridendo trovi il coraggio di indicarne la realtà anche agli altri che passano. Hanno usato immagini di Arkéon per supportare, per esempio, la teoria del plagio tramite “bombardamento d’amore”. Per chi non era in quel seminario, la donna che accarezza il giovane può essere un maestro che lo vuole circuire… ed invece è la madre dell’uomo con la quale il giovane si sta riconciliando! L’anziano uomo seduto al centro di un cerchio nelle cui braccia si lancia una giovane donna, è il padre di quella donna la quale finalmente può piangere pacificata fra le sue braccia! …alla faccia di quelli che separano genitori e figli! Io di queste riconciliazioni ne ho viste tante. Per tanti di loro ho pregato - mentre erano in quel cerchio - che vincessero il loro orgoglio, il risentimento, il bisogno di essere “risarciti” delle ferite ricevute e che trovassero la pace ed il coraggio di afferrare quelle mani ed abbandonarsi a quell’abbraccio. Ancora. Visi di donne in lacrime usati per sottolineare la denuncia di “violenze subite di natura psichica ed anche fisica”. Ma le lacrime dei seminari scendevano ricordando la propria storia passata di solitudine o di liti con la famiglia, di non comprensione. Alle volte si piangeva mani nelle mani con il proprio compagno/compagna; erano il dolore interiore per una distanza, erano la gioia per la fine del dolore dovuto ad anni di separazione dal proprio cuore, erano sentimenti, non paura! Parlo –sia chiaro- dei seminari condotti da Vito Carlo Moccia perché quelli ho frequentato e trovo corretto (io) parlare solo di ciò che ho vissuto guardandomi bene dall’estenderlo a tutti (come invece avviene nelle trasmissioni con l’uso delle dichiarazioni dei testimoni della parte accusante). E’ chiaro che chi vede i servizi senza saperne nulla e con solo una fonte di informazione (che per giunta sostiene la tesi della cattiveria di Arkeon) non può vedere la realtà dei fatti.
Molte cose estrapolate vogliono dire una cosa o il suo contrario. E’ l’immagine.