07/04/09

Martedì 07 Aprile 2009
Cari tutti, ho una forte perplessità etico-metodologica: le “punizioni”. Io ho sempre avuto il terrore sacro di sbagliare. Quando capitava in famiglia ero duramente sanzionata soprattutto a livello psicologico. Sbagliare era il peggio che mi potesse capitare: senso di esclusione dalla “cerchia dei figli amati”, mi veniva detto che gli esterni alla famiglia mi avrebbero vista ridicola, una sciocca. Alle volte erano sonore sculacciate o l’esclusione si manifestava nell’allontanamento dagli altri con la classica “punizione”. Dopo molti anni in cui vivo da sola l’ansia di non sbagliare ancora mi blocca e mi perseguita, ma grazie a Dio non più così tanto. Chi mi è vicino non solo accoglie con amore i miei errori ma alle volte nemmeno ci dà peso! Errare Humanum Est ( …sed perseverare, diabolicum!) L’omeopata al quale mi rivolgo per la cura della mia salute un giorno mi disse una cosa che ai più sembrerà scontata ma a me fece versare tante lacrime: siamo a questo mondo per imparare. E poiché sbagliando si impara, sbagliare è lecito. E’ “normale” per noi che siamo a questo mondo. Beh, mi ha aperto il cuore e Lo ringrazio ancora oggi. Sbagliare mi riesce benissimo. E’ il sentirsi umani e non “sbagliati” quando lo si fa che mi mancava. Una specie di autorizzazione, se vogliamo! Ecco il punto. E’ inevitabile che i bambini piccoli, messi insieme ai loro simili, non sappiano bene come comportarsi. Vogliono entrare in relazione con gli altri o li vogliono tenere a distanza ma magari il linguaggio non è ancora ben sviluppato! O peggio: il linguaggio c’è ma c’è l’imbarazzo nel usarlo: non è abbastanza immediato! Poi magari la creaturina tende ad essere esagitata, ad avere poco controllo dei movimenti, a lasciare uscire un rancore che porta dentro per la nascita di un fratellino[1] piccolo o per qualsiasi altro motivo… e la frittata è fatta: il morso, lo schiaffo, la manata, la torre meravigliosa distrutta, un oggetto tirato in testa… Il repertorio è vario ed arriva fin dove spazia la fantasia di un bambino. La prima reazione di molti adulti è soccorrere il bambino che piange, consolarlo, scoprire qual è il punto che gli duole (e medicarlo) e, sgridando il compagno, metterlo in un angolo da solo in punizione. I bambini temono moltissimo questa cosa e funziona da deterrente in maniera eccezionale: non osano nemmeno chiedere di andare in bagno se sanno che la maestra in quel momento non vuole e rischiano una punizione. Wow, che bello! lo faccio anch’io, così vivo più serena! Secondo me l’effetto collaterale è invece grande. - Se punisco tutto nella stessa maniera tutto diviene della stessa gravità. - In punizione tipicamente vanno sempre “i soliti” che finiscono per essere i più nominati dalle insegnanti come esempio negativo e quindi stigmatizzati e lasciati da parte dai compagni (l’ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie). - Se intervengo senza appurare la ragione del gesto mi perdo metà della luna. A volte è il bimbo che piange disperato quello che ha “fatto un torto” al quale è seguita una reazione (sproporzionata o non appropriata, certo, ma pur sempre) di difesa. Stiamo parlando di bambini ma spesso capita anche a noi “grandi” per cui in teoria possiamo capire! - Da grandi, infine, quando un tale sistema educativo si sarà sedimentato nel loro modo di pensare ed agire, come vivranno gli errori (inevitabili perché nessuno è perfetto)? Come interpreteranno le sanzioni (una multa per esempio) in cui incorreranno? Come saranno sentite le leggi dello Stato o i comandamenti di Dio? Una guida per vivere in pace con gli altri o l’ennesimo muro che rischia di crollare loro addosso se non stanno attenti? Nella mia (poca) esperienza ho trovato sufficiente spiegare con parole semplici gli errori e le ragioni di entrambi, chieder loro l’impegno di non farlo più, far fare pace con delle scuse reciproche (che sanano moltissimo!) e tutto riparte meglio di prima. Qualche tempo fa è accaduto un fatto per me molto tenero. Come già detto prima uso il maschile non necessariamente perché fossero due maschi i soggetti coinvolti nella dinamica. Due bimbi (A e B) seduti uno accanto all’altro di età poco differente. Volevano giocare nonostante non fosse il momento e li avessi richiamati già più volte. Ad un certo punto sento A piangere disperato: l’amico, più timido, gli aveva dato un bel morso… la mia collega, alla quale stavo affidando per le cure il malcapitato, si volta verso B e, con voce tonante, lo minaccia della punizione che si appresta a mettere in atto. Siccome in quel momento gestivo io i bambini glie lo sottraggo con una scusa e la tranquillizzo dicendole che lo avrei fatto sedere sulla sedia delle insegnanti. La povera creaturina era nervosissima: occhi sbarrati e semi-fissi a dispetto delle mani e delle gambe che non stavano ferme un attimo. Mi sono avvicinata in posizione più bassa della sua e gli ho chiesto più volte la ragione del gesto ma… nessuna risposta. Siccome è un’abitué delle botte ai compagni (e gli rendo merito che stava rarefando moltissimo gli episodi) gli ho ripetuto il mantra che fa male ai suoi amici in quel modo, che poi non vogliono più giocare con lui (è vero), che è un bambino in gamba ed è un peccato che si comporti così e via dicendo. Pian piano mi ha rivelato che… voleva solo giocare! Allora vai a fargli capire che i cagnolini e gli animali giocano mordendosi ma che i bambini giocano in un altro modo! …alla fine l’ho lasciato un po’ a riflettere sul senso dell’accaduto ed a fare una scelta su come avrebbe provato a comportarsi: mi avrebbe avvisata quando aveva “pensato”. Così è stato. Ha chiesto scusa ad A il quale le ha accettate ed ha coperto il morso fino ad allora lasciato esposto fuori dalla maglietta. Tutto guarito. Speriamo bene. Concludendo: cosa sarebbe servito “punirlo” per l’errore? Stava imparando! E’ una lunga strada che sta percorrendo e dove inciampa più o meno frequentemente. La mia collega mi mise in guardia che quel bambino dice le bugie: secondo me la paura fa mentire molto di più… Come “insegnante” il mio compito non è “insegnarti” soprattutto a conoscerti ed a scegliere? Diverso è forse il discorso se vedo che, deliberatamente, per sfida o cattiva intenzione fai del male… A me sembra di insegnare che “sei sbagliato” se ti punisco o ti ripeto sconsolata che “sei sempre il solito”! Dov’è la possibilità di evoluzione e miglioramento? Dov'è il sanzionare il gesto e non chi lo compie? …Non nego però che mi interessa conoscere le ragioni di chi usa il sistema delle punizioni: un confronto onesto penso che mi potrebbe aiutare moltissimo anche professionalmente. Grazie. [1] Perdonatemi: qui ed in tutti i post adopero il maschile secondo l’uso generico della grammatica italiana e non riferendomi o riportando il caso di un maschio piuttosto che di una femmina.

6 commenti:

  1. Ti ringrazio di questo post. Mi hai fatto capire un sacco di cose.
    Ciao e a presto.
    Fioridiarancio

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  2. "siamo a questo mondo per imparare. E poiché sbagliando si impara, sbagliare è lecito...
    Sbagliare mi riesce benissimo. E’ il sentirsi umani e non “sbagliati” quando lo si fa che mi mancava. Una specie di autorizzazione, se vogliamo!"
    Uso in maniera strumentale il tuo post per dire che - per me e per molti altri - l'esperienza di Arkéon è stata anche e forse spesso questo: uno spazio in cui autorizzarsi a provare e magari sbagliare per poter imparare.

    klee

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  3. Ti ringrazio di quello scritto sul post di Fior di Arancio,su Giuda,malgrado i anni sono consapevole di ancora avere da imparare sul perdono, forse per il fatto che voglio troppo spesso ritenermi più forte di quello che sono, per abitudine,per insegnamento,come donna. Comunque un' emozione è entrata e grazie per questo.
    Fabia

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  4. Il tuo post di oggi mi calza bene, per la prima volta lego delle parole che anch'io ancora vivo e il fatto di avere scritto per mesi su un Blog mi servita tanto, anche quando la lingua è lontana di essere quella di nascita (spagnolo e francese). Mi serve ancora quando mi rilego, per la paura del giudizio, per la paura della punizione e mi ricordo che mi esponevo poco con un vasto cerchio di persone; solo a casa o dopo sentirmi protetta con certe persone. Poco del fatto di una critica ed è questa la cosa contraditoria per me, di me.
    Grazie !
    Fabia

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  5. Ciao. Ti scrivo per farti tanti tanti auguri di una felice Pasqua a te, tuo marito e tutti i "tuoi" bambini.
    A presto.
    Fioridiarancio

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